Lungo il Lago di Bolsena
Spinta dalle note “ondeggianti” di Chaloupèe, stavolta vorrei portarvi lungo il Lago di Bolsena.
Immagino non basti questa piacevole melodia, nonostante incoraggi il viaggio.
Mi farò aiutare dalle immagini, la sua storia, i miei ricordi.
Pronti?
E allora seguitemi.
Questa limpida distesa d’acqua, che sembra mare, è il più grande lago d’Europa, tra quelli di origine vulcanica, e il quinto d’Italia, per estensione.
Situato nel viterbese, prende il nome dalla città di Bolsena, si estende per circa 115 kmq e ne è profondo 152.
I Monti Vulsini lo circondano, la pioggia e i numerosi piccoli immissari lo alimentano, il fiume Marta è il suo solo emissario.
È definito il lago che si beve per la purezza delle sue acque, mantenuta tale dagli ottimi impianti consorziali di raccolta dei liquidi inquinanti.
Sul lago affacciano più borghi dai tratti medievali: Bolsena, Capodimonte, San Lorenzo Nuovo, Montefiascone, Marta e Gradoli.
Attratta dal panorama visto in foto, ho deciso di trascorrere il 1° maggio sulle sponde sud occidentali del lago di Bolsena: a Capodimonte; una graziosa cittadina, tenuta in vita da 1700 abitanti, frequentata da praticanti di canoa, vela, windsurf e famosa per il buon pesce di lago.
Dista da Roma 126 km. In macchina è raggiungibile in un’ora e mezza.
Stavolta son partita in compagnia di altre quattro persone (macchina diesel, 5 persone, andata+ritorno: 6 euro a testa)
La moderna Capodimonte è in pianura, mentre il vecchio borgo medievale, definito la gemma del lago, è arroccato su una penisoletta. C’è anche un delizioso porticciolo, da cui partono le gite verso le due isole: la Bisentina e la Martana.
Seduti sulla riva nerastra e lucente del lago, o sdraiati sul prato di margherite, sotto l’ombra di uno degli alberi vicino alla sponda, è possibile riempirsi gli occhi di un panorama naturale, dalle tinte pittoresche più rilassanti:
c’è il colore blu-vivo del cielo, adornato dalle nuvole, che si riflette e si confonde nelle acque lisce e vellutate; ci sono le due isole verdastre, cuore del lago, che donano allo scenario un po’ di mistero; e poi c’è Marta, in grande lontananza, che riaccende il paesaggio con le tante barche colorate che la costeggiano.I profumo d’aria fresca rigenera i polmoni di chi la respira.
I gabbiani ricalcano il cielo, le papere e le vele il lago, le api stuzzicano le margherite, le farfalle giocano a nascondino, i bambini esplorano l’acqua a piedi nudi.
Il colore di questo quadro è cangiante, assume una bellezza sempre nuova col passare dei minuti. Ammirarlo è una goduria per la mente e il corpo.
A gustare questo spettacolo ci sono stata un bel po’. Poi mi sono mossa verso il borgo, insieme alla mia compagnia.
Abbiamo visto: la Chiesa Collegiata di Santa Maria Assunta in Cielo, che non è stato possibile visitare all’interno perché chiusa; il Palazzo Borghese, attualmente sede comunale; la Torre dell’Orologio; il Palazzo Farnese con la sua forma ottagonale, costruito da Antonio Sangallo il Giovane nel 1385, per volere dei Farnese, situato sul punto più alto e conosciuto anche come La Rocca.
Alcuni angoli del borgo fanno da cornice all’immensa veduta che da lassù è spiazzante. Ho provato profonda invidia per alcune casette che stanno quasi sospese sull’acqua ed appaiono tanto graziose ed accoglienti.
Un punto del borgo che ho faticato a lasciare è il piccolo spiazzale dal quale è possibile osservare il presepe subacqueo, che però quel giorno le acque non hanno reso visibile.
Con i piedi a penzoloni, la testa appoggiata sulla ringhiera, il lieve venticello, ho proprio vissuto la pace dei sensi.
Alle 17.30, abbiamo scelto l’escursione di un’ora (pagando 9 euro) e siamo saliti sull’ultimo aliscafo che ci ha permesso di compiere un giro panoramico intorno alle isole, Bisentina e Martana.
Entrambe sono private e di proprietà papale. Non è permesso salire. Si possono osservare solo da lontano.
La Bisentina possiede sette chiese, diversi monumenti, folti boschi, giardini molto curati, una natura integra e inviolata. Nasconde un passato di conflitti e distruzioni e l’inquietante Malta dei Papi, il carcere a vita scavato nella terra, destinato ai condannati per eresia, che prende luce solo da un piccolo buco. I gabbiani sorvegliano l’isola, ce ne sono tantissimi, come se fossero loro i guardiani. Secondo le più bizzarre leggende, l’isola sarebbe un ingresso al mondo perduto degli immortali.
La Martana è la più selvaggia, l’acqua intorno ad essa appare più verdastra. Ha la forma di una mezza luna. Il suo nome deriva da Marta, la città che le sta più vicino. È anche conosciuta come l’isola delle due donne, per la detenzione, avvenuta in passato, di Cristina (martire e patrona di Bolsena) e Amalasunta (figlia di Teodorico), imprigionata e poi strangolata. Alcuni pescatori narrano che durante i giorni di tramontana si sente ancora l’eco delle urla della regina Amalasunta, ma anche questa è leggenda.
L’isola è abitata da una fauna ricca, vi è anche una sorgente d’acqua. Non ho subito creduto all’esistenza del signor Maurizio, l’unico abitante che la vive e cura con saggezza, ma pare sia vero.
Tra il 1950/60, era conosciuta come gallinaro perché si accudivano i polli ed anche maiali e conigli. Gli ortaggi, prodotti dal ricchissimo orto, venivano venduti nei negozi delle cittadine vicine.
Sull’ isola vi sono ancora il castello e le chiese di Santo Stefano e Santa Maria Maddalena, mentre sui fondali sono stati ritrovati molti resti di epoca etrusca-romana.
Due isole piene di storia e fascino, avvolte da un’aura singolare.
Concluso il viaggio in barca, siamo tornati a riva. Abbiamo visto il lago illuminarsi col sole e poi, piano piano, riempirsi di nuvole grigie e umide. Così abbiamo conosciuto le sue mille facce. Tutte di una bellezza seducente.
A fine giornata avevamo voglia di un gran buon vinello.
Dopo una prima disavventura in uno dei localini sulla riva, abbiamo ritentato. Ci siamo spostati e abbiamo raggiunto, in nemmeno dieci minuti di macchina, la cosiddetta città dei pescatori: Marta.
Non abbiamo avuto tempo di esplorarla e, per sfuggire alla pioggia, ci siamo subito “rifugiati” in una squisita enoteca. Dall’esterno non mi aveva entusiasmata, ma mi son dovuta ricredere immediatamente.
Atmosfera piacevole, tanti quadri appesi al muro. Aperitivo abbondante, servitoci a più round. Vino bianco Sartei, prodotto a Viterbo dalla Trappolini, davvero molto buono. Ottimo il servizio ed anche il prezzo (cinque persone, aperitivo + vino = solo 2.40 a testa). Il localino si chiama Ogal, e si trova in via Laertina 140. Se ci passate, un salto lì ve lo consiglio proprio.
Dopo la piacevolissima sosta, rallegrati e contenti, ci siamo avviati verso casa.
Anche stavolta, lungo il lago di Bolsena, ho rubato tanto.
Ho rubato sopratutto la tranquillità che solo alcuni luoghi mantengono e trasmettono.
Ah! Non ve l’avevo detto?! Quando viaggio mi piace rubare.
Rubare nuovi sapori per il palato. Rubare stati d’animo. Rubare tante idee per la mente…
Com’è andata a voi invece? Chaloupèe vi fa ancora “ondeggiare”?
Se non soffrite il mal di lago, vi auguro di continuare il cammino sulla stessa onda, anche più alta e avventurosa se vi piace.
Rubate e fatevi rubare.
Buona navigazione!
PS: Le foto che accompagnano i miei racconti sono tutte state scattate dalla mia macchina fotografica. Quando le “rubo” online specifico sempre la fonte.
Claudia Pezzimenti
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